domenica 24 marzo 2024

A Blues Evening with Rudy Rotta: The Beatles in Blues (2001) & Rudy Rotta with Brian Auger Captured Live (2005)


Questo post è dedicato, in modo particolare, al popolo del blues che ama e segue questo filone musicale,  più volte ospitato sulle pagine della Stratosfera. Questi due album sono un regalo che mi fece tempo fa l'amico Marco Osel e che ho riscoperto, setacciando i vari hard disk. Quindi, ancora una volta,  un forte grazi a Osel. Ma veniamo al nostro protagonista. Forse non si è parlato abbastanza di Rudy Rotta se non nei circuiti del blues e su una certa stampa specializzata. Qualcosa in più si è detto e scritto nel momento della sua scomparsa, avvenuta a Verona il 3 luglio 2017, quando molte testate giornalistiche si occuparono di questo grande bluesman nostrano. Rudy, nato nel 1950, vanta una lunga e prestigiosa carriera iniziata, come per moltissimi musicisti, esibendosi nei locali di Verona come chitarrista in piccoli gruppi emergenti, con un repertorio soul-blues di grandi autori inglesi ed americani. Finalmente, nel 1987 forma la sua prima band, di cui diviene chitarrista e cantante, esibendosi in particolare all'estero fino a diventare un ottimo esponente della musica blues, ottenendo riconoscimenti dalla stampa e dalla critica.


Rudy è stato invitato come ospite a numerosi Festival Blues in Europa e oltreoceano (ad es. il Kansas City Blues Festival insieme a Peter Green, Brian Setzer e Taj Mahal). Molto risalto dalla stampa nazionale e internazionale è stato dato alla partecipazione al Festival Jazz di Montreux nel 1993 (con B.B. King in veste di ospite), al Pistoia Blues Festival (4a edizioni) e al Concerto del Primo Maggio di Roma. In una delle nove edizioni del Sanremo Blues, è stato premiato come migliore bluesman italiano. Negli anni novanta ha registrato per la BBC inglese e per la Jazz FM di Londra. Nel corso dei suoi live show Rudy si esibiva in versione elettrica, così come in sala di registrazione, non disdegnando però, in alcuni casi, la versione acustica con chitarra e voce. Nel corso della sua carriera ha pubblicato più di 20 album, molti dei quali registrati dal vivo. Le collaborazioni sono assolutamente prestigiose. Stiamo parlando di artisti internazionali del calibro del già citato B.B. King, Allman Brothers (alla House of Blues di New Orleans), John Mayall, Brian Auger, con il quale ha effettuato diversi tour in Italia, John Mayall & the Bluesbreakers, Robben Ford, Peter Green, Luther Allison. Credo che possa bastare per darvi un'idea dello spessore del personaggio. Prima di passare alla musica, voglio ricordare che nel 2018, è stata fondata l'Associazione culturale Rudy Rotta,  per volontà della famiglia e degli amici in memoria dell'artista scomparso,  col fine di continuità i suoi progetti musicali e artistici.


Rudy Rotta Band - The Beatles in Blues (2001)


TRACKLIST:

01. Love Me Do - 3:14
02. I Feel Fine  - 4:06
03. Come Together - 4:14
04. Dear Prudence - 4:23
05. Revolution - 4:24
06. Get Back - 4:57
07. Norwegian Wood - 3:51
08. I've Got A Feeling - 2:58
09. Don't Let Me Down - 4:25
10. You Can't Do That - 3:15
11. She's A Woman - 3:09
12. In My Life - 3:27


FORMAZIONE:

Rudy Rotta - voice, guitars
Luca nardi - bass
Cramine Bloisi - drums, percussion
Michele Papadia - Hammon organ, piano, electric piano Fender Rhodes



Da grande fan e cultore dei Fab Four potevo forse farmi mancare questo album? Rudy Rotta con il suo quartetto omaggia Lennon e McCartney in modo assolutamente superlativo, attingendo brani storici che hanno attraversato l'intera carriera dei Beatles. Si inizia nientemeno che con Love Me Do; ero veramente curioso di ascoltare la trascrizione blues e l'ho trovata geniale. Più facile - si fa pèr dire -  per Rudy rivisitare tracce quali RevolutionCome Together o I've Got A Feeling. La chitarra acustica la imbraccia solo per Norwegian Wood in una versione trascinante, con la sua voce graffiante. La chiusura è dolce e delicata: una versione di In My Life per voce e pianoforte. Un disco grandioso dalla prima all'ultima nota. Osservando le pagine di Discogs ho notato che l'album è stato stampato in diversi Paesi con differente copertina: dalla Azzurra Music in Italia (le copertine sopra riportate), ma anche in Austria, Indonesia, Germania e Russia, Nel 2013 è stato ristampato, sempre in CD dalla Azzurra, ma con diversa copertina. Ve le riporto qui di seguito.

front cover Austria

front cover Indonesia

front cover Germania

front cover Italia -ristampa 2013

Rudy Rotta & Brian Auger - Captured Live (2005)


TRACKLIST:

01. Steps - 5:44
02. Tell Me Baby - 4:03
03. Hold On - 4:35
04. I'm In The Groove - 6:48
05. I Don't Play The Money - 11:05
06. Freedom Jazz Dance  - 5:09
07. Loner And Goner - 6:28
08. You Don't Love Me - 5:02
09. The Thrill Is Gone - 5:20
10. Boom Boom - 4:26


FORMAZIONE

Rudy Rotta: guitar, vocals
Brian Auger: Hammond organ, electric piano
Michele Papadia: acoustic & electric piano
Carmine Bloisi: drums
Andrea Tavarelli: bass


In questo secondo CD, pubblicato nel 2005 dalla Slang Records, il nostro Rudy Rotta duetta con un mostro sacro quale il tastierista inglese Brian Auger. "Captured Live" venne registrato a Verona il 3 agosto 2002. I due andarono spesso in tour insieme e la tappa veronese mostra la grandezza di questi due musicisti accompagnati da un potente sezione ritmica composta da Carmine Bloisi alla batteria e Andrea tavarelli al basso. Completa la formazione Michel Papadia al piano acustico ed elettrico. Questo concerto mi piace in modo particolare: amo da sempre il suono dell'Hammond di Brian Auger, grande maestro dello strumento, che ho seguito fin dai tempi degli Oblivion Express. I duetti con la chitarra di Rudy sono memorabili. Di seguito vi riporto una breve descrizione dei brani in scaletta, pubblicata sul blog "Liquia Rock".


"Lo show si apre con "Steps", uno strumentale rock jazz che ricorda chiaramente gente come Larry Carlton con un tocco funky. "Tell Me Baby" ci porta verso il blues con Rudy che canta e fa dispetti con la sua chitarra. I duelli chitarra-piano-Hammond sono costanti. "Hold On" è un'altra composizione di Rotta in cui lui è il protagonista principale." I'm The Groove" suona assurdamente come "Suzie Q". Brian sembra avere 63 anni al momento della registrazione. "I Don't Pay No Money" è uno dei momenti salienti della registrazione, oltre dieci minuti di estasi blues. "Freedom Jazz Dance" è uno strumentale di Brian Auger  dell'era Oblivion Express ("Second Wind" 1972) in tono jazz. "Loner and Goner" ha un'introduzione boogie. Il piano di Papadia ci riporta ad uno stato più rilassato. Atmosfera fumosa da club parigino. La registrazione si conclude con  "You Don't Love Me" (Cobb), ben nota nella versione Allman Brothers, "The Thrill is Goes" (Hawkins/Darnell) , molto fedele all'originale e, infine, "Boom Boom" (JLHooker). Decisamente un grande finale".
Ultima nota discografica: il CD è stato stampato nel 2006 in Germania e nel resto d'Europa con diversa copertina (che riporto qui sotto).


Cari amici stratosferici, il post si conclude qui. La Stratosfera chiude i battenti da oggi per due settimane, Con l'occasione auguro Buona Pasqua a tutti voi, con un augurio speciale ai collaboratori del blog. Nel corso di questa pausa avete voglia di ri-dare un'occhiata alla wishlist? Chissà che qualcosa non salti fuori. Appuntamento al 12 aprile. 


LINK The Beatles in Blues (2001)
LINK Captured Live (2005)

Post by George - Music by Osel (thanks friend)

giovedì 21 marzo 2024

PGR - ConFusione (9 canzoni disidratate da Franco Battiato) (2010)


TRACKLIST:

01. Cronaca montana - 3:56
02. Cavalli e cavalle - 3:53
03. Ha! Le Monde (vocals Bertrand Cantat) - 4:10
04. Montesole - 4:15
05. Cronaca del 2009 (5769) - 3:29
06. I miei nonni - 5:44
07. Come bambino - 4:23
08. Cronaca di guerra II - 3:56
09. Orfani e vedove (percussion Cristiano Della Monica - Tzouras Andrea Salvadori) -3:31


MUSICISTI:

Giovanni Lindo Ferretti: voce
Ginevra Di Marco: voce, cori
Giorgio Canali: chitarre
Gianni Maroccolo: basso
Francesco Magnelli: tastiere

Ospiti:
Cristiano Della Monica: basso, percussioni
Pino Gulli: batteria
Bertrand Cantat: voce
Andrea Salvadori: tzouras
Carlo Guaitoli: tastiere
Pino “Pinaxa” Pischetola: ritmiche aggiuntive e programmazione
Franco Battiato - arrangiamenti


Se c'è un'occasione per parlare del nostro amato Franco Battiato di sicuro non me la lascio scappare. Ed è così che entriamo nel mondo dei PGR, acronimo di Per Grazia Ricevuta, band nata dalle ceneri del precedente progetto, Consorzio Suonatori Indipendenti, scioltosi in seguito all'abbandono del collaboratore di lunga data ,Massimo Zamboni. Il CSI nacque a sua volta dalle ceneri dei CCCP-Fedeli alla linea. Non stiamo a ripercorrere la saga di questi gruppi, che hanno entrambi il merito di avere lasciato una traccia profonda nella musica italiana, ma restiamo legati all'ultimo ensemble, quei PGR autori di quattro album (dal 2002 al 2009, tra cui un live), escluso quello di cui oggi stiamo prendendo. Restiamo allora su "ConFusione" (con la "F" maiuscola, che non è casuale), un disco pubblicato nel 2010 dalla Mercury. che raccoglie brani già apparsi negli album precedenti, ma con una significativa variazione. Franco Battiato ha voluto ri-arrangiare le 9 tracce  dando loto una veste diversa, decisamente più vicina ai suoi gusti e alla sua musicalità. Tra i crediti troviamo anche Pinaxa (già collaboratore di Franco Battiato nel Joe Patti's Experimental Group) alle ritmiche aggiuntive e alla programmazione. Il risultato è degno di menzione: brani come "Cavalli e cavalle" o "Cronaca mondana" assumono un nuovo respiro e una nuova vitalità. La mano del Maestro si sente e per i PGR è sicuramente un valore aggiunto di grande rilievo poter contare su una collaborazione così importante. Come recita il sottotitolo dell'album le canzoni sono state "disidratate" dalla mano di Battiato. Vi riporto anche la recensione, molto interessante, curata da  Joyello Triolo , pubblicata sul sito  "Fard Rock"


"Quello che Franco Battiato dice di aver fatto con le canzoni dei PGR è un processo di disidratazione. In realtà a me sembra sia successo il contrario, come se le canzoni fossero disidratate in origine e il catanese sia venuto per aggiungere acqua a rinvigorirle. L’acqua, nello specifico, consiste in una sezione d’archi essenziale ma incisiva (alcune volte sintetica), una ritmica talvolta in odore di pop ed un missaggio più, diciamo, user friendly. L’asciugatura del sottotitolo si riferisce più probabilmente all’azzeramento di certi stucchevoli riverberi applicati in generale sul suono dei dischi della band con particolare accanimento sulla voce del cantante. Il risultato finale si intitola ConFusione e contempla nove canzoni dei PGR (tre per ognuno degli album del gruppo) di fresco vestite.  Con la band ricostruita per interviste e foto promozionali di rito assieme al pigmalione dell’Etna, il disco ha ottenuto un riscontro talmente rilevante da sorprendere.


Battiato, però, non è ininfluente e il suo marchio in certe occasioni si sente parecchio senza però apparire, come forse qualcuno si sarebbe aspettato, con la sua inconfondibile voce. In questo senso, ha voluto che l’album continuasse ad essere dei PGR, concedendosi il lusso di diventarne produttore in extremis. E la cosa funziona: il tocco del siciliano si sente e si distingue senza essere invadente, quasi a far rimpiangere l’occasione mancata in passato. Ferretti, da par suo, ha dichiarato che l’operazione del collega è riuscita a farlo re-innamorare della musica e delle sue potenzialità, facendolo ricredere sulle sue recenti dichiarazioni.


La scelta delle canzoni è stata fatta da Battiato, senza alcuna regola che non fosse quella del suo gusto personale. Particolarmente riuscite sono la lettura (quasi) trip-hop di Montesole, dove spicca la splendida voce di Ginevra Di Marco, e la nuova versione di Cronaca del 2009 (5769) che ne amplifica le sue potenzialità pop, lasciandoci inerti di fronte alla necessità di canticchiare con Ferretti il ritornello. Piacevoli anche gli inserti di archi su Cavalli e cavalle o l’incedere hip-hop concesso a Come bambini. La stima che unisce Franco Battiato e Giovanni Lindo Ferretti è cosa risaputa e già in passato l’avevano fatta fruttare per qualche collaborazione. 


Con ciò detto, è necessario sottolineare che Battiato, in questa circostanza, pur aggiungendo, non ha voluto togliere niente all’anima dei PGR cercando, al contrario, che il suo apporto fosse principalmente a favore della musica del gruppo. Questo per dire che se i PGR vi hanno sempre fatto schifo, non sarà questo disco a farvi cambiare idea. Viceversa, se siete appassionati del canto (sempre più) asciutto di Giovanni Lindo, delle ritmiche ossessive di Maroccolo e dei taglienti ululati a sei corde di Canali, ConFusione potrebbe piacervi all’inverosimile".
E' tutto, cari amici. Ascoltate e giudicate. C'è ancora spazio per ringraziare l'amico Osel, che ha il merito di avermi inviato i file di questo originale album e avermi stimolato a postarlo sulla Stratosfera. Alla prossima.



Post by George - Music by Osel

martedì 19 marzo 2024

Serie "Catto Prog" n. 13 - Bruno Facciotti e il coro "Cristo Uomo Nuovo" di Verona - La beatitudine (1977 - vinyl)

 

TRACKLIST:

Lato A
01. Il discorso del Monte - 4:35
02. Beati i poveri - 3:00
03. Beati coloro che piangono - 3:50
04. Beati i miti - 2:20
05. Beato chi cerca giustizia - 3:29
06. Beati i misericordiosi - 2:00

Lato B
07. Beati i puri di cuore - 2:58
08. Beati i portatori di pace - 3:14
09. Beati i perseguitati - 2:30
10. Beato chi ascolta - 3:45
11. Beato chi crede senza aver visto - 3:24
12. Cristo Uomo Nuovo - 4:12


MUSICISTI:

Bruno Facciotti - voce
Coro "Cristo Uomo Nuovo" di Verona
Sergio Ferraresi - chitarra 12 corde, chitarra classica, chitarra elettrica, mandolino, banjo 
 Cosimo Fabiano - basso elettrico
Giovanni Maria Rossi - organo, piano, sintetizzatore, archi elettronici
Mario Lamberti - percussioni
Marlaena Kessik - flauto
Giuliano Bernicchi - tromba


Erano anni che non ci occupavamo della serie "Catto Prog". L'idea di rispolverarla me l'ha fornita l'amico e collaboratore Cimabue che, qualche tempo fa, mi inviò i file di questo album, rigorosamente in vinile intitolato "La beatitudine". Il disco, dedicato al noto passo evangelico delle beatitudini, è attribuito a Bruno Facciotti con il coro "Cristo Uomo Nuovo" di Verona e venne pubblicato nel 1977 dall'etichetta LDC di Torino, specializzata in musica cristiana fin dagli anni '60. L'album rientra in quel filone che ebbe un discreto successo è una cerchia di estimatori a cavallo tra la fine degli anni '60 e gli anni '70.  Non c'è molto da dire su questo lavoro. Come scrive giustamente Cimabue nelle note di accompagnamento, "musicalmente siamo nel solco di altre opere pop coeve d'ispirazione cristiana, di valore storico, anche se musicalmente non troverà tutti d'accordo, com'è giusto che sia". Sotto il profilo musicale, premesso che le voci soliste -  tra cui quella di Bruno Facciotti - lasciano parecchio a desiderare, gli strumenti utilizzati sono quelli tipici del pop e del prog, ovvero chitarre acustiche ed elettriche, tastiere (tra cui un sintetizzatore), flauto e tromba. Insomma, senza lode né infamia. Da ascoltare giusto una volta. 



Post by George - Music by Cimabue

domenica 17 marzo 2024

Faveravola - La Contea dei cento castagni (2006)

 

TRACKLIST:

01. L'antefatto - 4:50
02. Lo specchio - 7:40
03. La contea dei cento castagni - 4:40
04. La foresta degli Elfi alati - 9:12
05. L'incontro - 4:45
06. Il sogno - 4:36
07. La piana dei temoli del Livenza (voce Aldo Tagliapietra) - 9:44
08. Lo scontro - 7:43
09. Danza di Messer Reale e Madonna Fantasia - 4:21
10. Leggenda della foglia, della vita e del vento - 4:46
11. Neorinascimento - 5:31
12. La strada ai confini di... - 5:08

Bonus Track
13. Voices In The Sky (dalla compilation "Higher and Higher - A Tribute To Moody Blues" (2005)


FORMAZIONE:

Franco Violo / vocals
Tiziana Carraro / vocals
Alessandro Bonotto / acoustic guitar
Gianluca Tassi / electric guitar
Giancarlo Nicorelli / keyboards, narrator, composer
Consuelo Marcon / violin
Luca Boldrin / concert flute
Ivan Durighetto / flute
Nicola Durighetto / flute
Adriano Durighetto / bass
Paolo Coltro / drums, percussion

with:
Aldo Tagliapietra / voice (7)


Dopo lo sconfinamento nel campo del jazz e jazz rock ritorniamo alle atmosfere più consuete del progressive rock, Lo facciamo con un gruppo autore di un solo album (almeno fino ad un paio di mesi fa), "La Contea dei cento castagni", pubblicato nel 2006 dall'etichetta Locanda del Vento. I Faveravola, originari di Treviso, sono attivi sin dagli anni '70, ma solo nel 2006 sono riusciti a realizzare il loro primo disco. Come si può vedere la formazione è molto nutrita, con chitarre elettriche e acustiche, tastiere, flauti e violino, basso e batteria. Le 12 tracce sono incentrate su un sinfo-prog piuttosto morbido, che ricorda non poco Le Orme, il folk medioevale di Angelo Branduardi e per citare gruppi stranieri i Procol Harum e i Moody Blues. Non a caso Aldo Tagliapietra, con la sua inconfondibile voce, è ospite nella traccia 7, "La piana dei temoli di Livenza" e i Faveravola hanno contribuito con una traccia (Voices In The Sky) alla compilation "Higher and Higher (A tribute To Moody Blues)" pubblicata dalla Mellow nel 2005 (qui postata come bonus track).. 


Non avendo altro da aggiungere, vi riporto qui di seguito la recensione scritta da Peppe Di Spirito, pubblicata sul sito "Arlequins". 

"A volte la copertina di un disco fa già capire tutto. Prendiamo quella de “La contea dei cento castagni”: paesaggio fiabesco e un po’ bucolico, un castello all’orizzonte, alberi dalla forma umana, piccole fate ed un cavaliere pronto a seguire un sentiero. D’altronde è arcinoto che il fantasy tolkieniano è sempre stato una fonte di ispirazione per molti musicisti che si sono avventurati nel prog. I Faveravola esordisco con questo conept-album inevitabilmente fiabesco e, pur mantenendo certi cliché tipici di certo rock sinfonico, riescono a raggiungere un risultato molto buono. C’è tutto ciò che un appassionato del genere adora: quel romanticismo un po’ genesisiano, un po’ mediterraneo e un po’ medievale, quelle melodie calde tipicamente italiane (anche il cantato è in madrelingua), quelle combinazioni strumentali che vedono intrecci e solos epici, un’atmosfera costantemente incantata, accenni di folk con piacevoli momenti acustici, quelle sonorità vintage che vedono accanto all’utilizzo della classica strumentazione rock anche flauto e violino. 



I brani sono costruiti elegantemente e si vede che sono eseguiti da musicisti navigati (attivi dagli anni ’70, ma solo da poco approdati ad un nucleo stabile che ha potuto finalmente fare il suo debutto), bravi ad ammaliare a volte con impasti elettroacustici di ampio respiro, a volte con semplici e dirette melodie, a volte con affascinanti contaminazioni di rock e classica. Un difetto, comune a molti gruppi italiani come noto, è un cantato non sempre all’altezza, anche se in una traccia troviamo un ospite d’eccezione che risponde al nome di Aldo Tagliapietra. Su questa colonna sonora la band racconta la sua favola, con passione, con umiltà, con trasporto. E ci coinvolge in una sorta di viaggio spazio-temporale verso un passato musicale che ha affascinato non pochi appassionati di progressive rock. Potete dire quanto volete che è una proposta retrò, quando la qualità è così elevata la cosa migliore e ringraziare con un caloroso applauso".



Stiamo per concludere. A sorpresa, ancora una volta, è il caso di dirlo, i Faveravola hanno realizzato il loro secondo album, dopo 18 anni di silenzio, pubblicato il 15 gennaio scorso sempre dall'etichetta La Locanda del Vento, dal titolo "Castrum Zumellarum". Da ascoltare assolutamente. Il mio ringraziamento finale va all'amico e collaboratore Marco Osel che mi ha inviato i file di questo notevole album. Grazie amico mio. E' tutto, cari amici. Vi lascio col mio consueto buon ascolto.


LINK

Post by George - Music by Osel

martedì 12 marzo 2024

Enrico Intra Trilogy: 1972-1974 -1976 (vinyl)

 

Ci sarebbe sicuramente molto, anche troppo da scrivere su un mostro sacro come Enrico Intra, pianista, compositore, direttore d'orchestra, tra le stelle più luminose nel panorama jazz italiano. Enrico Intra, milanese di nascita, oggi quasi ottantenne, nel corso del suo lungo percorso musicale ha composto album meravigliosi, a cavallo tra jazz, rock jazz e sonorità europee, ha collaborato con musicisti del calibro  di Franco Cerri, con cui ebbe un lungo sodalizio musicale, Severino Gazzelloni, Pino Presti, Tullio De Piscopo, Gerry Mulligan, Chet Baker, Milt Jackson e molti altri. Lo ricordiamo anche come uno dei fondatori  dell’Associazione Culturale "Musica Oggi", nonché responsabile dei Civici Corsi di Jazz di Milano. Grazie allo sviluppo di una poetica tesa all’incontro tra il linguaggio più squisitamente jazzistico e la musica europea contemporanea di matrice colta, Intra viene considerato tra i primi musicisti italiani ad elaborare un concetto “europeo” di jazz. Come scrive Rockit "le sue composizioni si configurano come vere e proprie sfide a schemi formali ed espressivi consolidati, spaziando tra molteplici generi musicali senza perdere però la propria riconoscibilità artistica".


Decano del pianoforte jazz, Enrico Intra ha attraversato da protagonista mezzo secolo di musica realizzando storici album quali Archetipo, Messa d’Oggi, Jazz in fabbrica, To the Victims of VietnamNuova Civiltà (con il grande sassofonista Gerry Mulligan). Dalla seconda meta degli anni ’80 si + avvicinato al mondo della musica elettronica, elaborandone un utilizzo sempre originale e del tutto personale. dimostrando la sua duttilità e versatilità e la capacità di dialogare, musicalmente parlando, con le nuove generazioni. Significativa in tal senso è la sua attività per "Sound Project", e nello specifico nelle performance live con Alex Stangoni. Oltre alla pluriennale partecipazione a jazzMi e Piano City, il Maestro ha portato in scena “L’importanza di chiamarsi Enrico” insieme a Enrico Rava ed Enrico Pieranunzi per un concerto speciale, con pezzi originali dei tre grandi jazzisti e altri provenienti dal songbook italiano. 


Per realizzare questo tributo a Enrico Intra ho selezionato tre album. che trovo particolarmente significativi (mio giudizio personale, naturalmente) risalenti agli anni '70, realizzati con uno stile a cavallo tra jazz tradizionale e jazz rock. I dischi (perché di vinile trattasi) risalgono al 1972, 1974 e 1976. E ora passiamo alla presentazione.

Enrico Intra - Nuova Civiltà - Jazz in fabbrica (1972)


TRACKLIST:

Lato A
01. Nuova Civiltà pt.1 - 19:00

Lato B
02. Nuova Civiltà pt.2 - 19:00


MUSICISTI

Enrico Intra - piano
Carlo Milano - contrabbasso 
Carlo Sola - batteria 
Giancarlo Barigozzi - sax tenore 
Sergio Fanni - tromba, trombone



Questo concerto venne registrato dal vivo il 31 ottobre 1972 all'interno dell'azienda Ratti di Guanzate, in provincia di Como, ed è uno dei primi esperimenti di concerti in fabbrica registrati e pubblicati da una etichetta discografica (nel caso specifico la piccola etichetta Eccetera). Il quintetto guidato da Enrico Intra realizzò due suite intitolate "Nuova Civiltà", una per ogni facciata, dalle marcate atmosfere jazz, anche se non mancano le sperimentazioni. Da sottolineare la presenza del sassofonista Giancarlo Barigozzi, con il quale Intra collaborò per molti anni. L'album, a nome "Gruppo Enrico Intra" è stato ristampato nel 2021, solo in vinile 180 gr., dalla Cinedelics Records, in tiratura limitata 400 copie. E' comunque facilmente reperibile sulle principali piattaforme on line.

Enrico Intra - To The Victims Of Vietnam (1974)


TRACKLIST:

Lato A
01. 1° Movimento
02. 2° Movimento
03. 3° Movimento

Lato B
04. Elettronica
05. 4° Movimento
06. Finale


Uno degli album (in questo caso un mini album) più interessanti e particolari di Enrico Intra. Sottotitolato "Opera di musica totale".il disco si fonda su 4 movimenti, un perfetto connubio tra orchestra, fiati e strumenti elettrici. L'apertura riporta all'Eumir Deodato dei tempi migliori, con intro orchestrale in crescendo e con l'ingresso di basso e percussioni. Il clima generale è cupo ma non poteva essere altrimenti in un album dedicato alle vittime del Vietnam. L'album è un nel mix di passaggi orchestrali di estrazione classica con ritmi fusion. Il secondo movimento ha un bell'assolo di piano atonale, mentre il terzo raggiunge un climax più "allegro" con gli strumenti al completo e un assolo di sax. Purtroppo i musicisti  non sono indicati in copertina.  La sezione finale dell'album resta fedele alla linea. Il disco venne pubblicato nel 1974 dalla Rifi e mai più ristampato. Una buona occasione per ascoltarlo e (speriamo) apprezzarlo. 


Gerry Mulligan meets Enrico Intra  (1976)


TRACKLIST:

Lato A
01. Nuova Civiltà (E. Intra) - 21:08

Lato B
02. Fertile Land (E. Intra) - 5:17
03. Rio One (G. Mulligan) - 4:22
04. Champoluc (E. Intra) - 5:18


MUSICISTI

Gerry Mulligan - sax baritono
Enrico Intra - piano
Sergio Farina - chitarra
Pino Presti - basso elettrico
Tullio De Piscopo - batteria
Giancarlo Barigozzi - sax tenore, flauto


Ed eccoci giunti all'ultimo album selezionato per questo post tributo a Enrico Intra. Venne pubblicato nel 1976 dalla Produttori Associati e ristampato nel 1984, sempre e solo in vinile, dalla Pausa Records. Le 4 tracce sono il frutto della collaborazione tra Intra e il grande sassofonista Gerry Mulligan (scomparso nel 1996): una traccia composta da quest'ultimo, le altre tre da Enrico. La summa di questo disco, un capolavoro del rock jazz, risiede nella suite "Nuova Civiltà", che occupa l'intera prima facciata, con una durata di oltre 21 minuti. La formazione è a dir poco eccezionale: oltre al già citato Gerry Mulligan al sax baritono, troviamo Giancarlo Barigozzi al sax tenore e flauto, Luca Presti al basso elettrico, Sergio Farina alla chitarra e uno strepitoso Tullio De Piscopo alla batteria. 



Gerry Mulligam, Pino Presti e Enrico Intra

"Gerry Mulligan Meets Enrico Intra" venne registrato nell'ottobre 1975 negli Studi Ricordi di Milano. 
Si trattava del secondo album registrato da Mulligan in Italia dopo "Summit-Reunion Cumbre", realizzato con Astor Piazzolla nel 1974, e venne considerato il disco più rilevante inciso dal sassofonista con una formazione italiana. Sempre nel 1976 venne pubblicato anche negli Stati Uniti con l'etichetta Pausa Records e in Germania con l'etichetta Teldec Records. 

Si conclude qui, cari amici, questo omaggio a Enrico Intra, sicuramente un po' fuori dagli schemi della tradizione della Stratosfera (ma quante volte siamo andati fuori dagli schemi?). Vediamo se riscuoterà il vostro gradimento. Non mi resta che augurarvi buon ascolto.

Gerry Mulligan

LINK Jazz in fabbrica (1972)
LINK To The Victims Of Vietnam (1974)
LINK Gerry Mulligan meets Enrico Intra (1976)

Post by George